Ammazza l'inquilina del piano di sopra davanti alle figlie dopo anni di liti. Una sola fucilata alla schiena / FOTO

TERAMO – L’ha uccisa dalla finestra di casa, con un colpo sparatole alla schiena con uno dei suoi fucili da caccia. Mario Ciabattoni, ex idraulico di 70 anni, ha sparato a Felicia Mateo, dominicana di 49 anni, l’inquilina del piano di sopra del condominio di case popolari in via Guido Rossa a Bellante stazione, che rincasava con le due figlie minorenni.

Epilogo annunciato. Il delitto è stato l’epilogo annunciato di una storia di anni di dissidi, liti condominiali, denunce e provvedimenti del giudice. La vittima, nel maggio scorso era stata allontanata da quell’appartamento dove viveva con la sue ragazze avute dal matrimonio con un teramano, per stalking. Il gip del tribunale di Teramo, Giovanni de Rensis, aveva disposto che per due mesi stesse lontano da quella casa e da quella coppia di coniugi, Mario Ciabattoni e la moglie Lola, che l’avevano denunciata: spostava i mobili in piena notte, musica ad altissimo volume, perfino del liquido gettato dal piano di sopra sulla biancheria stesa ad asciugare. Dopo il periodo trascorso altrove, la dominicana – che manteneva l’obbligo di firma in caserma dei carabinieri – era tornata a vivere lì, a luglio, e il problema era tornato attuale e drammatico. Fino alla scorsa notte, alle 4, quando il vicinato li ha sentiti urlare e discutere.

Una fucilata sola, al petto. Non era finita lì. Ciabattoni questa mattina ha deciso che era l’ultima volta, in questi sette anni di calvario, che avrebbe discusso con la vicina: ha imbracciato il fucile da caccia e con la sua conosciuta mira da cacciatore, ha fatto fuoco una volta sola quando la donna è entrata nel mirino. Felicia Mateo è stramazzata sull’asfalto nel cortile-parcheggio, a fianco della sua Alfa 156 con lo sportello di guida ancora aperto. Sotto gli occhi delle sue due figlie, che sono fuggite in direzione di un altro condominio, urlando spaventate. E per l’intera mattinata hanno piano affacciate alla finestra di una casa vicine dove sono state ospitate, gridando "lo sapevate che sarebbe successo, perchè solo ora ve ne preoccupate?".

Il pm Rosati sul luogo del delitto. Dopo aver sparato, Ciabattoni è rimasto in casa, dove c’era anche la moglie, e ha atteso l’arrivo dei poliziotti della squadra volante che lo hanno ammanettato e trasferito in questura in attesa di compiere tutte le formalità che con ogni probabilità lo porteranno in carcere a Castrogno. Non è dato sapere cosa abbia detto all’arrivo dei poliziotti, per lui parla il commento di alcuni famigliari che hanno plaudito a quanto accaduto, commentando: «Doveva succedere prima o poi». Sul posto sono arrivati il pubblico ministero Davide Rosati e l’anatomo-patologo Giuseppe Sciarra. Con loro i polziotti della scientifica e il capo della mobile Gennaro Capasso, per mettere insieme i tasselli tecnico giuridici di questo delitto.

La zona delle case popolari, una polveriera. Mentre c’è il via vai di investigatori e il cadavere resta a terra coperto da un lenzuolo verde, la gente si affolla nel quartiere e mormora, rumoreggia, fino a inveire. Qui nella zona di Edilizia residenziale pubblica del comune di Bellante, che dovrebbe passare di competenza dell’Ater, abitata da sei anni, c’è un insieme di gente, casi umani, tantisimi stranieri molti inseriti e tanti ancora da inserire. Una polveriera dove spesso i rapporti di vicinato sono di dissidio e non di concordia e dove adesso tutti si meravigliano che ad attirare l’attenzione su di loro e sulle loro esigenze, sia un delitto piuttosto che la loro richiesta disperata